mercoledì 26 marzo 2014

#5 Nuove sostanze. L’informatica e il rinnovamento dell’architettura

“Ora noi sappiamo che alla società industriale si è sostituita una società dell'informazione che cambia e sta cambiando completamente le regole del gioco, di tutti i giochi, ivi compresi quelli dell'architettura
A.Saggio da "Nuove sostanze. L’informatica e il rinnovamento dell’architettura"

Analizzando l’articolo abbiamo che, tre sostanze principalmente stanno vivendo un rinnovamento architettonico. 
La prima è una nuova concezione del tema metropolitano. Si prendono in considerazione le “brown areas”, aree dismesse, perché la società dell’informazione non ha bisogno di nuove e grandi aree, ma si ripensa alla città in base alle preesistenze.
La seconda si concentra sul paesaggio, sul rapporto tra architettura e natura, si fanno in conti con quest’ultima senza deplorarla, ma ottimizzandola. Non sarà però un circoscrivere le suddette aree verdi, ma un integrarle.
La terza concepisce lo spazio come sistema e non come meccanismo dell’edificio.

“Queste sostanze trovano nell'informatica allo stesso tempo la loro causa e il loro strumento.” 
A. Saggio da "Nuove sostanze. L’informatica e il rinnovamento dell’architettura"

Siamo di fronte ad un grande cambiamento
Negli anni venti, maestri come W.Gropius, Le Corbusier o Mies Van de rohe
Negli anni Venti del Novecento architetti come Walter Gropius, Le Corbusier o Mies van Der Rohe ebbero la capacità di riformulare completamente l'architettura sulla spinta del nuovo mondo meccanico e industriale.
Fu una rivoluzione perché l'architettura modificò allora tutti i parametri del proprio operare.
Dal punto di vista sociale, si occupava finalmente delle case e dei quartieri per tutti e non solo della rappresentazione del potere civile o religioso.
Dal punto di vista della costruzione, alle mura continue e pesanti si sostituì una costruzione leggera per punti permessa dall'acciaio e dal cemento armato.
Dal punto di vista estetico si sostituì all'immagine statica e monumentale della facciata un'immagine dinamica come era il nuovo paesaggio delle città.


In realtà, furono proprio i processi seriali, razionali e standardizzabili della produzione industriale che furono strumento dell'architettura e della città. Non si trasmettono più le caratteristiche del prodotto, ma la storia che c’è dietro di esso.

Oggi si pensa in termini di "personalizzazione" e non più di standardizzazione, non più attraverso "catene di montaggio", ma di "unità tra diversi";la città non è più concepita per zone monofunzionali (qui si lavora, qui si risiede, qui ci si svaga) ma in un insieme interagente di usi e funzioni; non si pensa più all'idea di "modello ripetibile", ma in termini di adattabilità e di individualizzazione. Infine, l'interattività tra ambiente, spazi, arredi, elementi tecnologici apre strade ancora tutte da esplorare. 
Si è superata l'oggettività dei bisogni, per  affrontare una  "soggettività dei desideri" se così la vogliamo chiamare.

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