venerdì 28 febbraio 2014

#Riflessioni Una breve storiella sul WorldWideWeb...

Presentiamo ora il signor Tim Berners Lee.
Ci troviamo nell'ufficio brevetti del CERN, dove l'impiegato cerca invano di convincere il signor Berners Lee  a brevettare la sua invenzione.

-"Buongiorno signor Lee" (impiegato poco entusiasta)
-"Si, il mio nome completo sarebbe..."
-"Bastano solo le sue firme. Qui, qui e qui."
-"Sono sicurissimo di non volerlo brevettare."

Il signor Berners Lee (detto Lee) forse non si rendeva pienamente conto del potenziale della sua idea, non voleva brevettarla, come non è stato brevettato il vaccino per la poliomelite, che tutti potevano riprodurre. Il suo sistema a ipertesti poteva ricostruire la storia di un progetto, di un lavoro e capire in che modo svilupparlo. Il suo sistema poteva risolvere gran parte dei problemi del CERN.

BASTANO LE SUE FIRME. QUI, QUI E QUI.

-"Mi ascolti per cortesia. Per come la vedo io posso fare due cose, ora come ora. Posso brevettarlo e vedermi scopiazzare l'idea da un centinaio di altri programmatori, grandi o piccoli, che metteranno ognuno la sua microscopica differenza del cavolo dentro i loro software per non violare il mio brevetto. Nel qual caso avremmo un centinaio di sistemi per navigare in rete che non si parlano tra loro, fanno crash, fanno casino o semplicemente non sono compatibili. E l'universalità di cui mi parlava va a puttane, tanto qui in Svizzera sono legali anche quelle. Oppure posso non brevettarlo e lasciare che le persone lo usino cosi com'è, senza sentire il bisogno di modificarlo solo per aggirare un brevetto. E magari così un gran numero di persone lo useranno, e si scambieranno informazioni tra loro. Non solo dentro un laboratorio, ma tra laboratori diversi. Potrò vedere, prima di rompermi la testa su un problema, se qualcuno prima di me lo ha già risolto negli Stati Uniti, in Cina, in Marocco...Potenzialmente chiunque potrebbe avere accesso a tutte le informazioni acquisite su qualsiasi argomento, senza che ci succedano casini in mezzo. Senza dover abbandonare la ricerca, o perderne una parte fondamentale, solo perchè si parlano due lingue differenti. La scelta sta a me."

Nacque così Enquire (da Enquire within upon everything = Entrate pure per avere informazioni su ogni argomento), programma da qui nacque poi l'idea del World Wide Web.

Oggi però viene messo in discussione proprio quel "chiunque potrebbe aver accesso a tutte le informazioni:
  1. La rete è un far west selvaggio;
  2. L'anonimato in rete favorisce l'incitamento all'odio;
  3. Il cyberbullismo è un'emergenza per i nostri giovani;
  4. Facebook e Twitter sono i responsabili dell'odio in rete.
All'apparenza potremmo condividere queste affermazioni (provenienti da molti editorialisti) seguendo un populismo imperante. In realtà ci sono già leggi che agiscono sul web, e i reati sono gli stessi consumati online e offline. Non si è mai anonimi in rete, poichè richiederebbe avere capacità al dì sopra di una persona media. Ai social network si può chiedere pronta collaborazione, senza dover arrivare a querele, vedi Paola Ferrari, Laura Boldrini, Alessandra Moretti, che ha chiesto di iniziare un "processo di responsabilizzazione dei contenuti". Sicuramente lo scopo dei social network, non vuole e non deve essere quello di insultare, ma quello di condividere e unire, ma non sarebbe di certo corretto arrivare ad una chiusura di questi, imponendo una restrizione della libertà di opinione e espressione.
"E' male lodare, ma ancor peggio censurare quel che non si capisce"
                                                                                                           Leonardo Da Vinci
E allora elenchiamo:
  1. Mark Zuckerberg, 29 anni, Facebook
  2. Marissa Meyer, 38 anni, Yahoo!
  3. Larry Page, 40 anni, Google
  4. Satya Nadella, 46 anni, Microsoft
  5. Dick Costolo, 50 anni, Twitter
Quindi...

BUON 25ESIMO COMPLEANNO WEB!

Storia del brevetto tratta da: "La filosofia del brevetto", articolo di M.Malvaldi, Wired n.60 (03-14)
Fumetto, striscia "L'orribile rischio delle case intelligenti" di Zerocalcare, Wired n.60 (03-14)

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